PARROCCHIA SANT'ANDREA NOVARA
Carità, Fede, Speranza
Oltre novant’anni di presenza francescana in un’antica parrocchia di Novara
Quanto segue è ripreso dalla generosa pubblicazione realizzata nel 2005 a cura di Otello Cerri, Roberto Cicala, Angela Francese e Oscar Monzani e stampato a Novara dalla Nuova Tipografia San Gaudenzio nel mese mariano di maggio 2005.
La notizia più antica in cui si trova citata la chiesa di Sant’Andrea in Novara, risale addirittura al 1133, al tempo delle crociate e delle lotte in Italia tra guelfi e Ghibellini. Si tratta di un documento nel quale il papa di allora Innocenzo II conferma al vescovo locale Litifredo i beni della diocesi. In quest’elenco viene annoverata la nostra chiesa, definita “cappella” e indicata extra civitatem, cioè fuori dalle mura della città di Novara.
E’ lecito comunque pensare che essa esistesse già n tempi precedenti. Un documento successivo risale invece al 1224: infatti in quell’anno si trova il nome del primo sacerdote di cui si ha notizia nella storia, rettore della confraternita di Sant’Andrea: un certo prete Giovanni.
Circa un secolo dopo si parla di un prete Jacopo attivo nello stesso luogo.
La confraternita è definita “di antica costruzione” dl celebre vescovo Bescapè nella relazione della sua visita pastorale del 1595.
Nel frattempo, mentre Cristoforo Colombo stava per aprire le porte di un nuovo mondo al di là dell’Oceano, il 25 aprile 1491 i monaci di San Gerolamo, avendo ricevuto un lascito, si trasferirono dalle vicinanze di Milano all’area a nord della chiesa di Sant’Andrea, costruendo un monastero e successivamente anche una chiesetta. Questi Gerolomitani hanno il massimo splendore nel ‘500 e nel ‘600 (secolo di cui resta un’iscrizione marmorea del 1635 in cui si ricorda un importante parroco, don Bernardino Piantanida).
La decadenza del monastero avviene nel secolo successivo, fino alla sospensione nell’anno 1782. Proprio al ‘700 risale un documento (per l’esattezza nell’anno 1743) in cui è registrato un vero e proprio Inventario dei beni, titoli, diritti della parrocchia di Sant’Andrea.
Nel luogo dove sorgeva il monastero di San Gerolamo sono prima ospitate le Rosine, orfane educate da Rosa Govone (da cui viene il nome dell’attuale via delle Rosette) e in seguito il terreno è venduto alla Cotoneria Bollati, che inizia l’attività nel 1830, prendendo poi il nome di Setificio Nazionale e ancora, nel 1887, di Cotonificio Rotondi, denominazione che conserva fino alla definitiva chiusura dell’attività
A cavallo del 1900 troviamo parroco don Benedetto Cominazzini, già arciprete di Crusinallo, che nel 1913 chiede al vescovo di essere messo a riposo proponendo di essere sostituito dai frati minori dell’antica provincia francescana di San Diego dell’Insurbia.
Così avviene.